martedì 31 gennaio 2012

La Marcuzzi, la dignità e le gabbie d'oro? Svegliatevi: L'amore non costa niente


Ieri sera facendo zapping sui canali, mi sono soffermato sul canale che trasmetteva
il Grande Fratello e le mie impressioni sono state del tutto negative:
Prima fra tutte: non so proprio come la gente continui a vedere un programma cosi idiota,
dove gentaglia cafona e ignorante passa il tempo ad insultarsi e a piangere.
Seconda: La Marcuzzi, porca vacca, Alessia Marcuzzi, perchè? dimmi perchè?
come hai fatto a ridurti così?
Mi eri simpatica Alessia, hai presentato programmi come le "Iene" ed hai dimostrato doti intellettive
non comuni sulle tv mediaset e rai.
Possibile che tu abbia cagato il cervello a furia di "Merdactiva"?
Io davvero ti apprezzavo, ma penso che il problema sia dovuto all'ambiente che frequenti: vai al lavoro in mediaset e devi parlare con un gruppo di idioti rinchiusi in una casa, torni a casa e devi parlare con quell'idiota che ti ritrovi a fianco: quel raccomandato figlio di PU...è normale quindi diventare idioti dopo un pò.
Però c'è il lato economico, certo, si guadagna tanto a stare con gli idioti.
Ti sei bella che sistemata, ti capisco, ma la dignità?
Cazzo, la dignità dove la mettiamo?
Possibile che in quest'era consumistica la dignità non conti niente?
Per soldi dobbiamo accettare di fare lavori idioti e frequentare gente idiota?
Mi spiace ma non sono d'accordo, anche perchè il cervello si ribella ad essere trattato come se non esistesse, si rifiuta di atrofizzarsi.
Ne vale la pena quindi?
vale la pena guadagnare tanto ma andare a spendere tutti i soldi in ansiolitici e psicologi che cercano nel tuo passato, mentre dovrebbe dirti che è il presente ad essere riduttivo?

Gente sappiatelo tutti: una gabbia d'oro è pur sempre una gabbia!
se vi rinchiudete potete anche essere ricchi, ma non liberi.

Alla Marcuzzi, intanto voglio dedicare il testo di una canzone della mitica J.LO e che grida Amore e Dignità:


L'amore Non Costa Niente

Pensi di tenermi congelata
Non puoi
Credi che spenderò i tuoi soldi
Non lo farò
Anche quando sbagli

Il mo amore non costa niente
Credi che io voglia guidare la tua mercedes
Non voglio
Se ho bisogno di pulirmi i denti, faccio da sola
Anche quando sbagli il mio amore non costa nulla

Quando eravamo arrivati all'Escalade (? un hotel)
Ho visto la mancia che hai dato al cameriere
Sapevo che era un gioco quando mi hai guardata
Rimboccandoti le maniche cosi che potessi vedere il tuo Rolex
Ti ho visto più tardi alla cabina all'angolo
Facendo un brindisi affinchè ti notassi
Ma il tuo cuore è incasinato
Penso lo dovresti sapere
Non importa se ti stai divertendo senza controllo

Tutta la questione è
che tu mi tratti bene
Mi dai tutte le cose di cui ho bisogno
Che i soldi non possono comprare

Quando ho avuto la possibilità
pensavo che avevi capito
Baby le carte di credito non sono cose romantiche
Cosi ora stai cercando di comprare quello che è già tuo
Quello di cui ho bisogno non è disponibile nei negozi
Ho visto una parte di te che davvero sento
che sta facendo troppa strada, che non fai funzionare mai in maniera sincera
Se questo non cambia, devo andarmene
Ora me ne sto andando, dove sono le mie chiavi ?
Devo andare

Tutta la questione è
che tu mi tratti bene
Mi dai tutte le cose di cui ho bisogno
Che i soldi non possono comprare

Niente, niente, niente
Yeah, yeah, yeah
Pensi che i soldi che guadagni
possono sostituire il tempo che rubi
Prendi le chiavi per il mio cuore
Cosi puoi conquistare il mio cuore, e avere quello che c'è nel mio cuore
Io penso che tu hai bisogno di prenderti un pò di tempo
per dimostrarmi che il tuo amore è vero
C'è di più del simbolo del dollaro in te
Cosi puoi conquistare il mio cuore, e avere quello che c'è nel mio cuore


lunedì 30 gennaio 2012

Come resistere a Milano

Ogni tanto parlando del più e del meno o affrontando discorsi seri con qualcuno, la domanda salta fuori un pò  impulsiva o meditata: "Ma come fai a resistere a Milano?".
Io di solito faccio un sorrisino e la cosa finisce lì, ma è arrivato il momento di rispondere a tutti:
"Sono abbastanza pazzo ed egocentrico come la maggior parte degli stronzi che vivono qui,
mi manca solo di essere viziato e strafottente per essere all'altezza della situazione."
Il mio limite però è che sono fottutamente modesto per essere viziato e che, pur non sopportando spesso la gente, credo che essa sia il più bello e indispensabile spettacolo al mondo, ragion per cui non riesco ad essere proprio strafottente.
A questo punto mi sembra pertinente citare "L'inutilità della puntualità" degli Afterhours che recita in questo modo "Milano non è la verità, Milano non è la verità, Milano non è la verità..." e posso chiudere il discorso scrivendo che in questo mondo di pazzi, può essere importante conservare la propria pazzia e lottare per esprimerla.
Essere a Milano, New York, o Los Angeles, non importa, l'importante è esserci

venerdì 3 dicembre 2010

La Valigia dei Sogni, il Cinema di ieri e il Cinema di oggi

Guardando la "Valigia dei sogni" su LA7 che, dopo una bella presentazione con intervista a Monicelli, ripresentava il gioiello "I soliti ignoti", ho scoperto altri risvolti della vita del grande regista. Nell'intervista, Monicelli ormai ultranovantenne parla del proprio funerale ed elenca, con estrema serenità, le sue volontà: deve essere una cerimonia modesta, senza esposizioni pubbliche della salma, senza funerali di stato, senza pompa magna, senza politici, e soprattutto divertente, si dice proprio così, un funerale divertente.
Beh questo mi ha fatto sorridere con le labbra e piangere con il cuore, proprio perchè non esise più tanta modestia in un uomo solo, tanta franchezza e freddezza, condite con un pizzico di ironia.
Dopo ciò ho cominciato a guardare il film ovviamente, nonostante l'avessi già visto una ventina di volte.
Non pensate che io sia un nostalgico, uno che guarda solo film in bianco e nero, a me fa piacere anche vedere qualche nuovo film al cinema, ma badate bene che ciò che si vede nei multisala dei nostri giorni, è tratto, a volte anche in maniera brillante, da qualcuno di questi film che io mi diletto a guardare.
E' così che sono nati i film di Tarantino, prendendo spunto dal cinema italiano dei poliziotteschi anni '70 ( vedi "Milano calibro 9" ), come anche le battute di Verdone: in "i soliti ignoti " ad esempio in una delle scene iniziali un carcerato recita quella che poi sarà una frase di successo del film "Grand hotel excelsior", ossia l'espressione in romanesco "Aooo, e strilla pianoooo".
Insomma per capire il cinema di oggi vi consiglio di mettervi in poltrona con un bel bicchiere in mano ( colmo di nettare degli dei ) e di gustarvi uno di questi bei film vecchi, cominciate pure da quelli di Monicelli e vi sarà più chiaro il panorama del cinema italiano, come anche la società italiana di ieri e di oggi.

giovedì 2 dicembre 2010

L'ultimo regista "morente" se ne è andato.

Addio Mario Monicelli, addio al regista , addio all'Uomo Monicelli, quell'uomo che è stato un esempio, anzi un "controesempio", perchè contrario a quelli che al giorno d'oggi le persone più esposte pubblicamente ci buttano addosso continuamente dalla tv e dai cartelloni pubblicitari in metro, un esempio di unicità sia in vita che in morte.
Un uomo che ha amato la vita con energia, con "il sangue agli occhi": con furore e passione, quello stesso uomo che ci ha lasciati senza fiato e parole a contemplare la sua morte violenta: suicida all'età di 95 anni.
Nato nel 1915, Monicelli era un uomo cinico, autonomo ed autosufficiente, restio a qualsiasi forma di compassione e commiserazione prendeva la vita come solo lui sapeva fare, aggredendola, appassionatamente, vivendo anche la quotidianità, nel suo quartiere, dal suo barbiere, nella sua solita taverna.
Amava lavorare, amava i piaceri della vita ( l'ultima sua compagna era 40 anni più giovane di lui ) ed essere indipendente fino alla fine, era un uomo semplice, cercava sempre di farsi capire ed era diretto.
Del regista monicelli troppo si è detto, hanno perfino cercato di categorizzarlo,
definendolo il padre della "commedia all'italiana", quasi a voler sminuire il suo cinema, ed è quello che inizialmente hanno fatto, fino a quando i critici non si sono accorti della profondità dei suoi film, guardando al di là delle goliardate e dai lampi di ironia di cui Monicelli era pur dotatissimo.
In tutti i suoi film, il grande regista descrive con realismo e ironia una italianità vera esistente e in via di estinzione, un'italianità goffa e beffarda, pigra e maldestra, a tratti ridicola e spavalda ma che al momento giusto sa reagire, far sentire le sue ragioni quando c'è da fare sul serio fino alla redenzione attraverso l'atto estremo, l'atto eroico.
Serio e spietato sul lavoro, con i suoi attori, come nella vita, Monicelli muore lasciandoci, oltre ad un vuoto incolmabile l'eredità di un'amarezza per la vita sociale italiana, ci lascia tutta la sua rabbia e la sua ostinazione affinchè le nuove generazioni
riascano ad imporsi, a manifestare le proprie idee e a combattere per esse, ad impegnarsi
con amore nel proprio lavoro e in quella che egli riteneva la "naturale inclinazione" di ognuno.
Prima di morire ci ha urlato di non abbandonarci alla "speranza", a quell'illusione che i potenti, i vecchi attaccati alle poltrone del parlamento, i politici menzogneri ed altre losche figure che appaiono così sorridenti in tv, ci vogliono spacciare per tenerci buoni.
Spero davvero che le nuove generazioni si avvicinino al suo cinema e riescano a
sostituire quella "speranza" con una più fervida azione.

Grazie Mario.

Mondo Caprone Blog

Blog in cui si parla di cose inutili, ma indispensabili,
come l'arte, il cinema, la poesia, la musica, i fumetti, l'alcol e di tutte quelle cose che ci  distraggono temporaneamente dalla consapevolezza di essere in un Mondo Caprone.